martedì 9 settembre 2008

ballarò e la forza del lavoro

è martedì, stasera c'è ballarò in tv.
lo so, non è politically correct, ma io non ho punto voglia di guardare ballarò. io non ho voglia di sentire i sarcasmi di crozza, che sonno! io non ho voglia di ascoltare le serie provocazioni di floris, o come si chiama. di vedere il compunto muso di d'alema distillarci perle della sua inutile e stitica saggezza. di ascoltare la vocetta da topo di tremonti proporci le splendide soluzioni del suo governo.
no, non ce la faccio.
forse son state le vacanze. benedette.
io ho cominciato oggi, una settimana netta dopo tutti gli altri, perché ho avuto placche in gola e febbre alta, un record mondiale, in mutua la prima settimana.
andando al lavoro in bici come al solito- ed anche prima, mentre mi preparavo- mi sono accorta che ero tesa. possibile? non lavoro da ieri, eppure... sì ero tesa, forse il nuovo maestro, forse il fatto che tutti s'erano già visti, insomma avevo la sindrome da primo giorno di scuola.
e pensavo quanto, ma quanto è importante il lavoro.
voglio dire, è ovvio che è importante: lavoro=pagnotta. lavoro (per me è così)= più libertà.
ma non solo.
io ho camminato a lungo (e forse non me ne allontanerò mai molto) sul limite della "sanità mentale"- tra virgolette, per rispetto all'insanità- e devo dire che la regolarità, la serietà, la giusta retribuzione e (nel mio fortunato caso) la creatività del lavoro contribuiscono fattivamente all'equilibrio psichico.
con un piccolo senso di inferiorità, ammetto che per me è realmente così. inferiorità perché ammiro quelli che possono dire, con sicurezza, che se non vi fossero costretti non lavorerebbero di certo!
non so, per me il lavoro è autodeterminazione. il lavoro è 'un' perché.
il lavoro scandisce e accidenti quanto è importante 'qualcosa' che dia ritmo al tempo. purtroppo anche al passare del tempo.
non posso dire che nobiliti in assoluto. no, perché la catena di montaggio o più leggermente il call center o il precariato selvaggio non nobilitano per un accidente.
però muove, il lavoro.
ti fa muovere. secondo un binario, certo. odioso e odiato ahimé il più delle volte. ma muove e fa muovere quello che potrebbe annidarsi, pericoloso, negli angoli bui della mente.
non che impedisca questi spaventevoli accumuli di rumenta nei recessi fragili del cuore, ma aiuta. eccome.
fossi una Persona forse non avrei bisogno di farmi determinare, anche, dal lavoro.
fossi illuminata, sarei padrona di me, del mio cuore al di là del tempo e delle 'perturbazioni'. lascerei scorrere, lascerei andare.
sono molto distante da ciò.
e per questo sono felice e grata che ci sia un lavoro, il mio, a darmi una spinta.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

freud diceva che il lavoro è una delle cose più importanti della vita. e doveva dircelo freud? che non ce ne eravamo accorti!?!??

alibiale ha detto...

meno male che pure freud lo diceva..

tytania ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
tytania ha detto...

anche per me il lavoro è una delle cose più importanti, e un bel lavoro, un lavoro che non ti alzi alla mattina maledicendo il mondo ma anzi ci vai volentieri a farlo è già almeno metà di una vita piacevole.

Anonimo ha detto...

beate voi.
io maledico i giorni dal lunedì al giovedì, venerdì no che è bello, ma per finta, perché alla fine lavorare è bello anche quando non è il massimo che sognavi. è vero: scandisce, rende indipendenti, fa sentire utili, fa partecipare al mondo. e poi, come si fa a gustare l'ozio, se non c'è il lavoro? :)

Unknown ha detto...

(ma come cavolo ho scritto? uh, vabbeh. spero si capisca il senso ;)

alibiale ha detto...

si capisce, si capisce...

Anonimo ha detto...

Io maledico il lavoro a giorni alterni quando ho la mente in traffico limitato...

Anonimo ha detto...

splendida citazione da "la chiave a stella" di primo levi.

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